Eppure, non siamo in pochi ad aver compreso il Movimento; e non è poi così difficile da capire. Noi siamo quell’“anomalia” della politica che non si arrende al “livellamento”, al “siamo tutti la stessa cosa”, al “lavoriamo tutti per il bene comune e noi abbiamo la ricetta perfetta: ascoltate e state buoni, che ci pensiamo noi, gli esperti e i competenti”. Siamo un movimento eretico, che propone una ricetta diversa e possibile. Questo dà fastidio, fa “pensare” e, già solo per questo, viene visto come un elemento di disturbo. Di conseguenza, il sistema si mobilita per spazzarlo via. Tuttavia, ha sottovalutato la “semina”: non avrebbe dovuto lasciarle il tempo di germogliare.
Oggi ci sono molti cittadini, e finalmente tanti giovani, che vogliono “governare” questo Paese attraverso la Democrazia Diretta e Partecipata. Questo è il grande elefante ignorato che la classe dirigente del M5S oggi non vede. Questa cecità, opposta alla forte volontà di partecipazione autentica, è l’elemento di frattura che si allarga sempre di più. Il rapporto di fiducia tra il Movimento e i suoi attivisti prima, e i suoi elettori ora, si è spezzato. La classe dirigente crede, ignorando l’elefante di fronte a sé, che la soluzione risieda nelle “regole”, che però somigliano sempre più a quelle dei partiti ormai implosi sotto il peso dei propri fallimenti.
La questione non è Grillo o Conte; è piuttosto l’enorme elefante di fronte a noi. Si tratta di una questione più profonda e seria, che può essere interpretata cercando di rispondere a una domanda fondamentale: chi siamo e chi vogliamo essere. Non si tratta di inseguire il consenso, ma di concentrarsi sulla costruzione di cittadini consapevoli e preparati, che vogliono partecipare alle decisioni e non intendono più delegare scelte cruciali sulla propria sopravvivenza a terzi. Questo obiettivo si raggiunge attraverso un lavoro pesante e necessario: ideare progetti su temi che coinvolgono i problemi vitali dei cittadini, che chiedono di essere coinvolti. È questo il patto tradito, non compreso, che ha allontanato le risorse più vere e sincere dai gruppi attivi del M5S, lasciando dietro di sé solo “scorie” in cerca di successo personale e di rendiconti economici allettanti, e una scia di “confusi”, che ancora anelano al leader cui rivolgersi per risolvere i loro problemi e che, miopi, non riescono a vedere l’enorme elefante di fronte a loro.