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Palermo: la rivolta detta del 7 e mezzo.

2024-06-26 16:53

Vincenzo Fiore

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Palermo: la rivolta detta del 7 e mezzo.

Forse in noi oggi scorre ancora quel sangue dei nostri antenati, che mai videro soddisfatte le loro giuste richieste. Forse portiamo ancora nei nostri

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Forse in noi oggi scorre ancora quel sangue dei nostri antenati, che mai videro soddisfatte le loro giuste richieste. Forse portiamo ancora nei nostri geni le ingiustizie da loro subite. Forse, come un esercito disperato, sperano ancora che giustizia sia fatta e che il loro sacrificio non sia vano. Forse attraverso le alchimie della vita, ci hanno trasmesso quel testimone, quella "fiammella che non si spegne”, che il pittore a Parigi vide e di cui fu testimone. 
 Il 21 ottobre del 1867, quindi circa un anno e un mese dopo la rivolta, sul Monte Pellegrino, in modo che fosse visibile a tutta la città e dal mare, fu issata da ignoti una enorme bandiera rossa con al centro l’immagine di Santa Rosalia.

 

Un canto popolare raccontò l’epilogo dell’avvenimento e la delusione dei cittadini: "Lu vìttimu, lu pèrsimu di vista, lu Setti e menzu durò veru picca, ca mancu è bonu chi si nota a lista! Morsi affaticatu comu gatta licca! Gridàvanu: Repùbbrica! a la vista; fu pri spugghiari la genti cchiù ricca, cà nasciu ‘n mezzu chidda razza trista chi cu la robba d’àutri cci licca" (L’abbiamo visto, l’abbiamo perso di vista, il Sette e mezzo durò veramente poco, che non è stato neanche scritto! Morì stanco come una gatta ghiotta! Gridavano: Repubblica! apparentemente; fu per spogliare la gente più ricca che nacque in mezzo alla triste razza che la roba d’altri desidera).

Si trattò di un grande movimento democratico, repubblicano, autonomista e di autodeterminazione popolare che riunì tutte le variegate anime culturali e politiche, e che precedette di soli quattro anni, facendone parzialmente da modello, la famosa Rivolta di Parigi del 1870: la Comune, ancora oggi ricordata nei libri di storia.

Sulla Rivolta del Sette e Mezzo palermitana, al contrario, calò per molti anni l’oblio, che per l’identità di un popolo è peggio della sconfitta. Ancora oggi non si trova nei testi scolastici.

Non ne siamo certi, ma speriamo molto che qualche 21 ottobre, in questi anni oscuri, ritorni a sventolare sul Monte Pellegrino un gigantesco drappo rosso, a memoria di quei cittadini che hanno alzato il pugno e hanno detto no.

 

I fatti in sintesi mirabilmente descritti da Camilleri : 

1 settembre 1866

Una tinta mattinata del settembre 1866, i nobili, i benestanti, i borgisi, i commercianti all’ingrosso e al minuto, i signori tanto di coppola quanto di cappello, le guarnigioni e i loro comandanti, gli impiegati di uffici, sottuffici e ufficiuzzi governativi che dopo l’Unità avevano invaso la Sicilia pejo che le cavallette, vennero arrisbigliati di colpo e malamente da uno spaventoso tirribllio di vociate, sparatine, rumorate di carri, nitriti di vestie, passi di corsa, invocazioni di aiuto. Tre o quattromila viddrani, contadini delle campagne vicino a Palermo, armati e comandati per gran parte da ex capisquadra dell’impresa garibaldina, stavano assalendo la città. In un vìdiri e svìdiri, Palermo capitolò, quasi senza resistenza: ai viddrani si era aggiunto il popolino, scatenando una rivolta che sulle prime parse addjrittura indomabile. Non tutti però a Palermo furono pigliati di sorpresa. Tutta la notte erano ristati in piedi e viglianti quelli che aspettavamo che capitasse quello che doveva capitare. Erano stati loro a scatenare quella rivolta che definivano “repubblicana”, ma che i siciliani, con l’ironia con la quale spesso salano le loro storie più tragiche, chiamarono la rivolta del “sette e mezzo”, ché tanti giorni durò quella sollevazione. E si ricordi che il “sette e mezzo” è magari un gioco di carte ingenuo e bonario accessibile pure ai picciliddri nelle familiari giocatine di Natale. Il generale Raffaele Cadorna, sparato di corsa nell’Isola a palla allazzata, scrive ai suoi superiori che la rivolta nasce, tra l’altro, “dal quasi inaridimento delle risorse della ricchezza pubblica”, dove quel “quasi” è un pannicello caldo, tanticchia di vaselina per far meglio penetrare il sostanziale e sottinteso concetto che se le risorse si sono inaridite non è stato certamente per colpa degli aborigeni, ma per una politica economica dissennata nei riguardi del Mezzogiorno d’Italia”. (Andrea Camilleri, Biografia del figlio cambiato)