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Pontelandolfo e Casalduino 14 Agosto 1861

2025-03-25 07:47

Il Bradipo

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Pontelandolfo e Casalduino 14 Agosto 1861

La rappresaglia di Pontelandolfo e Casalduni, avvenuta il 14 agosto 1861, fu una delle più violente azioni di repressione condotte dall'esercito del n

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La rappresaglia di Pontelandolfo e Casalduni, avvenuta il 14 agosto 1861, fu una delle più violente azioni di repressione condotte dall'esercito del neonato Regno d'Italia nel Sud Italia, nel contesto del brigantaggio postunitario. Le truppe piemontesi incendiarono i due paesi in risposta a un attacco dei briganti e delle popolazioni locali contro un drappello di bersaglieri.

Contesto storico

Dopo l’unificazione d’Italia (1860-1861), il Meridione visse un periodo di forti tensioni sociali e politiche. Molte comunità contadine non accettarono il nuovo governo sabaudo, che aveva abolito alcuni diritti tradizionali e introdotto una pesante leva obbligatoria. Questo malcontento portò a una resistenza armata, nota come "brigantaggio postunitario", che il Regno d'Italia represse con estrema violenza.

L’attacco ai bersaglieri

L'episodio scatenante fu l'attacco del 7 agosto 1861: un gruppo di briganti e insorti locali attaccò un contingente di circa 40 bersaglieri, uccidendone la maggior parte. Questo attacco provocò la reazione dell’esercito piemontese.

La rappresaglia del 14 agosto

In risposta, il generale Enrico Cialdini ordinò la distruzione di Pontelandolfo e Casalduni. Il comando delle operazioni fu affidato al colonnello Pier Eleonoro Negri, il quale guidò un distaccamento del 36º Reggimento Fanteria.

Le truppe incendiarono i due paesi, uccidendo un numero imprecisato di abitanti. Le stime variano notevolmente:

Fonti ufficiali piemontesi minimizzarono l’evento, affermando che la rappresaglia fu contenuta e necessaria.

Testimonianze locali e storici successivi parlano invece di un massacro indiscriminato, con civili, donne e bambini uccisi e case date alle fiamme.

Fonti storiche e documenti

Rapporto del colonnello Negri
In un telegramma inviato a Cialdini, Negri scrisse:
"Ho fatto fucilare alcuni individui e data alle fiamme Pontelandolfo e Casalduni. Nessuna casa è rimasta in piedi."

Testimonianza dell'ufficiale Pieri
Un ufficiale presente, Cesare Cesari, raccontò:
"Le baionette lavoravano senza pietà, fucilazioni sommarie, case incendiate. Fu un inferno di urla e pianti."

Resoconto dell’ambasciatore britannico Henry Elliot
Nel 1861, l'ambasciatore del Regno Unito a Napoli riferì:
"Le truppe piemontesi hanno esercitato una spietata vendetta, uccidendo e saccheggiando indiscriminatamente."

Archivio di Stato di Napoli – Documenti sulla repressione del brigantaggio
Alcuni documenti riportano:
"A Pontelandolfo e Casalduni, la popolazione fu passata per le armi senza distinzione. La città fu rasa al suolo come ammonimento."

Testimonianze orali tramandate
Secondo la memoria locale, alcuni abitanti furono bruciati vivi nelle loro case, altri uccisi nelle strade.
"Mio nonno raccontava di urla strazianti e di gente che implorava pietà, senza riceverla."

Conseguenze

La strage aumentò il risentimento popolare contro il governo unitario.

Il brigantaggio si intensificò invece di diminuire.

L’episodio fu a lungo rimosso dalla storiografia ufficiale italiana e solo in tempi recenti è stato oggetto di maggiore attenzione storica.

Riflessione

La rappresaglia di Pontelandolfo e Casalduni resta una delle pagine più vili della storia italiana. Gli eventi mostrano la brutalità con cui il nuovo Regno d'Italia represse il dissenso nel Sud, evidenziando le profonde ferite lasciate dal processo di unificazione.