Tra le infamie antiche nascoste dalla “storia” ne vogliamo far riemergere una che riteniamo singolare e a cui tengo in modo particolare.
Maria Sofia di Borbone, conosciuta come Maria Sofia di Wittelsbach, è stata l'ultima regina delle Due Sicilie. Nata il 4 ottobre 1841 a Possenhofen, in Baviera, era figlia del duca Massimiliano di Baviera e della principessa Ludovica di Baviera, nonché sorella minore della famosa imperatrice d’Austria Elisabetta, detta “Sissi”. Carismatica e ribelle, è passata alla storia come una figura indomita e determinata, capace di combattere fino all'ultimo per difendere il regno e la sua famiglia, diventando un simbolo di resistenza e di tragica regalità.
Un matrimonio strategico
A soli diciassette anni, Maria Sofia sposò Francesco II di Borbone, re delle Due Sicilie. Il matrimonio aveva un forte valore strategico: univa infatti il casato dei Borbone a una delle famiglie più influenti d’Europa, i Wittelsbach. Maria Sofia, con il suo spirito energico e la sua bellezza, si trovò presto al centro della vita di corte di Napoli. La giovane regina, però, trovò nella corte borbonica un ambiente difficile e a tratti ostile, anche perché il suo rapporto con Francesco, timido e riservato, era inizialmente distante.
La difesa di Gaeta
La figura di Maria Sofia è legata in particolare alla strenua resistenza di Gaeta, ultimo baluardo del regno borbonico durante l’invasione delle truppe sabaude nel 1860-1861. Quando il Regno delle Due Sicilie cadde sotto l’attacco del Regno di Sardegna, Maria Sofia divenne un’icona della resistenza. Indossando abiti militari, incitava le truppe, visitava i feriti e si occupava delle strategie di difesa. Questa determinazione le valse il soprannome di "eroina di Gaeta".
La caduta di Gaeta segnò la fine del Regno delle Due Sicilie e l'inizio dell’esilio per Maria Sofia e Francesco. Dopo la resa, il giovane re e la sua regina si trasferirono a Roma, sotto la protezione del Papa, e successivamente in Baviera e in altre città europee, vivendo un’esistenza travagliata e difficile, ma mai rinunciando alla loro identità regale.
Una vita in esilio e un impegno politico
In esilio, Maria Sofia mantenne viva la causa borbonica, tentando di riconquistare il regno perduto e di sollevare il popolo contro l’unità italiana. La sua fama di regina guerriera si diffuse in Europa, dove divenne una figura ammirata e controversa. Si avvicinò a gruppi politici e rivoluzionari e sostenne, seppur indirettamente, alcuni tentativi di insurrezione contro lo stato italiano.
Una figura leggendaria
Maria Sofia di Borbone rimane una delle figure più affascinanti e controverse della storia italiana del XIX secolo. In un’epoca di profonde trasformazioni politiche e sociali, rappresentò la forza e la resistenza del Sud Italia, incarnando un simbolo di regalità ribelle e di orgoglio borbonico. La sua vita è stata raccontata in vari romanzi, film e studi storici, dove la sua immagine appare quella di una donna appassionata e indomita, lontana dai canoni delle sovrane dell'epoca. Morì a Monaco di Baviera nel 1925, ormai quasi dimenticata, ma la sua storia è stata riscoperta e rivalutata come quella di un’eroina che non si arrese mai al destino.
La difesa di Gaeta, avvenuta tra il novembre del 1860 e il febbraio del 1861, fu un episodio cruciale e simbolico della storia italiana, poiché segnò la fine del Regno delle Due Sicilie e l'ultima resistenza della dinastia borbonica contro l'unificazione italiana guidata dal Regno di Sardegna. La giovane regina Maria Sofia di Borbone, con il marito re Francesco II, divenne un'eroina e un simbolo della resistenza meridionale, mostrando coraggio e determinazione nel difendere l'ultimo baluardo del loro regno.
Contesto storico
Dopo la spedizione dei Mille di Garibaldi e la rapida caduta di Napoli, la capitale del Regno delle Due Sicilie, Francesco II e Maria Sofia si rifugiarono nella fortezza di Gaeta, una piazzaforte strategica situata sulla costa tirrenica. Gaeta era l'ultimo centro di resistenza rimasto nelle mani dei Borbone, e Francesco II vi raccolse le sue truppe, supportate da una guarnigione di fedelissimi soldati, per resistere all’avanzata delle truppe piemontesi guidate dal generale Enrico Cialdini.
La resistenza di Maria Sofia
Maria Sofia, appena diciannovenne, si distinse per il suo straordinario coraggio e spirito combattivo. Contrariamente alle aspettative per una giovane regina, non si limitò a un ruolo passivo, ma partecipò attivamente alla difesa di Gaeta, diventando una presenza carismatica e d’ispirazione per i soldati. Visitava le trincee, incoraggiava le truppe, si occupava dei feriti, e mostrava una straordinaria resilienza anche di fronte ai duri bombardamenti piemontesi. La regina era spesso vista indossare un'uniforme militare e si racconta che, nel freddo dell’inverno, non esitasse a rimanere accanto alle truppe, condividendone le difficoltà.
L'assedio
L’assedio fu brutale e portò la fortezza a condizioni di estrema difficoltà. Le truppe sabaude, dotate di armi moderne e cannoni a lunga gittata, bombardarono incessantemente Gaeta. La città fortezza fu messa a dura prova per tre mesi, con il popolo e i soldati che soffrirono fame, epidemie e penuria di risorse. Nonostante la disparità di forze, la guarnigione borbonica resistette con tenacia, incoraggiata dalla determinazione di Francesco e, soprattutto, di Maria Sofia.
La capitolazione e le conseguenze
Il 13 febbraio 1861, dopo 102 giorni di assedio, Gaeta capitolò e Francesco II e Maria Sofia furono costretti a lasciare il regno, partendo per l’esilio. La caduta di Gaeta segnò di fatto la fine del Regno delle Due Sicilie e l’annessione dell’Italia meridionale al nascente Regno d’Italia. L'eroica difesa della città conferì a Maria Sofia il soprannome di “eroina di Gaeta” e la consacrò come simbolo della lotta borbonica e del sentimento antirisorgimentale che sarebbe perdurato in alcune aree del Sud Italia.
Eredità storica
L’assedio di Gaeta è ricordato come uno degli eventi più drammatici e romantici della storia del Risorgimento italiano. La difesa disperata di Francesco e Maria Sofia divenne un racconto epico, simbolo della resistenza dei Borbone e della dignità con cui affrontarono la fine del loro regno. La figura di Maria Sofia, in particolare, fu idealizzata e ammirata come quella di una regina combattente, pronta a sacrificarsi per il suo popolo e la sua terra.
In definitiva, la difesa di Gaeta resta uno degli episodi che segnarono la transizione dal regno borbonico al Regno d’Italia e uno dei momenti più intensi della vita della regina Maria Sofia, una donna che divenne leggenda.