Il sistema di voto a maggioranza ha una lunga storia che si intreccia con lo sviluppo della democrazia stessa, evolvendo nel corso del tempo in diverse culture e contesti politici. Esploriamo alcune delle tappe più significative della sua storia.
1. Antica Grecia: la nascita del concetto democratico
La democrazia ateniese (V secolo a.C.) è considerata uno dei primi esempi storici di un sistema di governo che utilizzava il voto a maggioranza. Atene, pur limitando il diritto di voto ai cittadini maschi, praticava una forma di democrazia diretta, in cui i partecipanti prendevano decisioni collettive tramite l'assemblea popolare (l'Ecclesia). Le decisioni erano prese sulla base del voto a maggioranza semplice, ma questo tipo di democrazia era molto limitato, dato che non tutti avevano diritto di partecipazione.
2. Repubblica Romana: il sistema dei comizi
Durante la Repubblica Romana (509-27 a.C.), si sviluppò un sistema più complesso di voto, anche se non propriamente "democratico" nel senso moderno. I comizi centuriati e i comizi tributi erano assemblee in cui i cittadini votavano, spesso per eleggere magistrati o prendere decisioni importanti. Anche qui il voto a maggioranza era centrale, ma le classi sociali superiori (patrizi) avevano un peso maggiore rispetto ai plebei, creando un sistema sbilanciato che favoriva l'élite.
3. Medioevo e assemblee locali: il voto in contesti limitati
Durante il Medioevo, in molte città-stato italiane (come Firenze e Venezia) e in alcune assemblee feudali in Europa, il voto a maggioranza era praticato per decidere questioni locali. Anche la Chiesa cattolica, durante il Concilio Lateranense III nel 1179, introdusse l'elezione del Papa tramite voto a maggioranza nel conclave. Tuttavia, queste forme di votazione erano limitate a élite politiche o religiose, non alla popolazione generale.
4. L'Illuminismo e le rivoluzioni: la democratizzazione del voto
Con l'Illuminismo e le rivoluzioni che seguirono (soprattutto quella americana e francese), il concetto di sovranità popolare iniziò a prendere piede. Il voto a maggioranza divenne un principio fondamentale per le nuove democrazie. La Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino del 1789 in Francia stabilì l'uguaglianza dei cittadini e il diritto alla partecipazione politica, ponendo le basi per un sistema rappresentativo in cui il voto a maggioranza era essenziale.
Negli Stati Uniti, la Costituzione del 1787 prevedeva un sistema democratico rappresentativo basato sul voto, ma non in modo universale: solo i maschi bianchi con proprietà potevano votare inizialmente. Il principio del voto a maggioranza era però presente, anche se con vari limiti legati al sistema elettorale e alle strutture del potere federale.
5. XIX secolo: il suffragio universale e l'espansione del voto a maggioranza
Nel corso del XIX secolo, con il progressivo ampliamento del diritto di voto (suffragio maschile prima, poi femminile), il sistema di voto a maggioranza si diffuse in molte democrazie moderne. L’Inghilterra, con il Reform Act del 1832, iniziò a estendere il diritto di voto alle classi medie, mentre la Francia, dopo la Rivoluzione del 1848, introdusse il suffragio universale maschile.
In questo periodo il voto a maggioranza si consolidò come meccanismo principale per le elezioni politiche, con l'introduzione di parlamenti rappresentativi in molti paesi occidentali. Il principio "una persona, un voto" iniziava a farsi strada, anche se spesso ostacolato da restrizioni basate su classe, sesso o razza.
6. XX secolo: la democratizzazione globale e i sistemi elettorali
Il XX secolo vide un'enorme espansione del voto a maggioranza grazie al suffragio universale. Dopo la Prima guerra mondiale, molte nazioni europee adottarono il suffragio universale maschile, e progressivamente anche quello femminile. Negli Stati Uniti, il diritto di voto per le donne fu ottenuto con il 19º emendamento nel 1920.
Dopo la Seconda guerra mondiale, il voto a maggioranza divenne la norma nelle democrazie occidentali e fu esteso a molte nazioni in via di sviluppo. Tuttavia, con la diffusione del sistema democratico, si svilupparono diversi meccanismi per correggere alcuni problemi legati al voto a maggioranza semplice, come il sistema proporzionale e il sistema a doppio turno, per evitare che una maggioranza troppo esigua o frammentata prendesse decisioni a scapito della stabilità politica.
7. Voto a maggioranza nel mondo contemporaneo
Oggi il voto a maggioranza è la base della maggior parte delle democrazie. Tuttavia, esistono vari sistemi per la sua applicazione:
Maggioranza semplice: La proposta con più voti vince (spesso utilizzata in referendum e decisioni legislative).
Maggioranza assoluta: Richiede più del 50% dei voti totali (ad esempio, per eleggere un presidente in molte repubbliche).
Maggioranza qualificata: Richiede una percentuale maggiore rispetto alla maggioranza semplice, ad esempio due terzi, per decisioni più complesse (come emendare una costituzione).
Ogni sistema ha i suoi pregi e difetti, e le nazioni continuano a sperimentare per trovare il giusto equilibrio tra rappresentanza e governabilità. Il voto a maggioranza è uno strumento potente, ma deve essere bilanciato con il rispetto delle minoranze e dei diritti fondamentali, al fine di evitare il "tirannia della maggioranza", come aveva avvertito il filosofo John Stuart Mill.
8. La tesi
Oggi, con il crollo dei sistemi democratici e delle loro strutture, il voto è diventato inutile per molti, troppi elettori. Il sistema ha esaurito il suo percorso e, ormai stanco, logoro e pericoloso, continua a reggersi sulla volontà di pochi che ne sanno approfittare.
Le cariche elettive oggi si ottengono attraverso un "commercio" delle preferenze e uno scambio di favori. Il vero valore del voto è stato tradito, mercificato, compromesso e offeso.
Secondo la nostra tesi, chi ambisce a sedere negli scranni del parlamento (e non solo) deve superare un esame di stato che ne certifichi l'idoneità a ricoprire quel ruolo. Devono acquisire una certificazione abilitante che li renda degni di occupare quelle posizioni. Il vecchio e logoro sistema del ciottolo bianco e nero è finito.
I candidati dovranno sottoporsi a dei "corsi abilitanti" che li preparino a sostenere, al termine del ciclo legislativo, l’esame per entrare in parlamento in modo degno e preparato.
Tutte le cariche pubbliche dovranno essere sottoposte a esami di stato; non è più il tempo delle "nomine".
I corsi abilitanti saranno tenuti da personalità qualificate e saranno adeguatamente remunerati. Le commissioni esaminatrici, che valuteranno i candidati, saranno composte da cittadini di tutte le categorie sociali, scelti con il sistema utilizzato per reclutare i giudici civili.
Saranno messi a concorso 400 posti per la Camera e 200 per il Senato, ogni cinque anni alla fine del ciclo legislativo.
Lo stesso sistema verrà adottato per il rinnovo dei Consigli regionali e comunali. I presidenti di regione e i sindaci saranno eletti con la stessa procedura utilizzata per eleggere il Presidente della Repubblica.
Questa è una proposta: spetta a chi la condivide svilupparla e promuoverla affinché venga compresa e attuata da tutti.
I cittadini eserciteranno il loro potere attraverso il voto online certificato tramite SPID. Ogni legge approvata dal nuovo parlamento, prima di essere firmata dal Capo dello Stato e promulgata, dovrà essere sottoposta al giudizio dei cittadini tramite voto. Questo sistema si applicherà a tutti i livelli, centrali e periferici. L'ultima parola spetterà ai cittadini, i veri sovrani di questo Paese.
Conclusione
La storia del voto a maggioranza riflette l'evoluzione della democrazia e del concetto di rappresentanza, che oggi appare scaduto e imploso miseramente. Da strumento di decisioni collettive ristrette, è diventato l'elemento cardine delle moderne democrazie. Il voto a maggioranza ha attraversato fasi di esclusione e inclusione, ma oggi è diventato uno strumento di esclusione e controllo delle minoranze.
Il voto a maggioranza, come strumento di democrazia, è stato violato e tradito dagli stessi che lo utilizzavano, riducendolo a una messa in scena insignificante di un falso atto democratico. Molti cittadini ne sono consapevoli, creando un’ulteriore grande crepa nelle nostre strutture democratiche attraverso la volontà di rifiutarsi di scegliere.